Noi classe 3^B, accompagnati dai docenti Lecerase e Ramunno, ci siamo recati, il giorno 5 aprile 2016, presso la “Tipografia Spinosa”, dove il signor Martino Spinosa e suo figlio Orazio ci hanno accolti per narrare la storia della stampa e per mostrarci l’evoluzione dei macchinari utilizzati nel corso degli anni.
Era nostra intenzione tuffarci nel mondo della tipografia per scoprire tutti i suoi segreti e quanto ogni stampatore si cimentava per rendere il proprio prodotto unico e originale.
Appena arrivati all’interno della tipografia, dopo aver fatto le dovute presentazioni, il signor Martino ha iniziato a raccontare le proprie esperienze. Ci ha mostrato i caratteri mobili, ovvero le lettere con cui si impaginava un manifesto. Ancora oggi li conserva gelosamente ed ordinatamente nel suo ripostiglio. Ci ha illustrato diversi caratteri e abbiamo compreso che per formare una parola era necessario sistemare le lettere che la componevano su un apposito strumento, il compositoio; in seguito bisognava passare dell’inchiostro sull’attrezzo e poi premendolo su un foglio, ecco che la parola era stampata. Tale processo richiedeva una o due ore, in base al numero delle parole, e viene chiamato tipografia.
Quando questo era diventato un metodo superato e lento si passò alla litografia. Le differenze tra i due procedimenti sono la velocità con cui si producevano i manifesti e il processo con il quale si stampavano. Nella litografia si utilizzava una lastra di alluminio per trasferire l’inchiostro dai rulli fino alla carta. La matrice era bagnata con acqua sul lato dove era incisa l’immagine ma, per un effetto chimico, non si posava sui caratteri. Per riprodurre le immagini sulla lastra, si utilizzava una macchina chiamata reprocamera, mentre per comporre i testi un’altra detta fotocompositrice (un grosso computer dal costo di due case intere). Le pellicole fotografiche prodotte da queste due macchine venivano assemblate con dei pezzi di scotch e poi trasferite sulla lastra, in un apparecchio con forti luci ultraviolette chiamato bromografo. Ancora non erano molto diffuse le stampe a colori.
Il signor Orazio ci ha spiegato che, alla fine degli anni Novanta, il sistema digitale ha affiancato e poi sostituito il processo analogico basato sulle pellicole. Per le stampe di grande formato oggi vengono utilizzati i plotter (1 m e oltre a “getto d’inchiostro liquido”) e per i piccoli formati le stampanti a tecnologia laser. Per la riproduzione delle immagini vengono adoperati scanner di diverse dimensioni. Per mostrarci le varie velocità, il tipografo ci ha fatto assistere alle stampe di una foto di Alberobello vista dall’alto, di un manifesto e di un libretto di istruzioni di una macchina fotografica.
Infine, ci ha mostrato la stampante 3D, gli oggetti con essa realizzati e il suo funzionamento; la macchina utilizza dei fili di plastica che con il calore si sciolgono e, attraverso un canale, formano gli strati che compongono l’oggetto progettato al computer attraverso un programma. Abbiamo anche assistito alla realizzazione di una torre per gli scacchi, che ci è stata regalata. Questa esperienza è stata molto interessante e ha contribuito a farci capire meglio il mondo delle stampe.
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